Scopri perché ti senti insoddisfatto nonostante una vita apparentemente perfetta e come ritrovare la tua (autentica) felicità
Ti svegli la mattina, guardi la tua vita dall’esterno e sulla carta sembra tutto a posto. Eppure dentro c’è quel vuoto che non riesci a spiegare.
“Non sono felice”, (o, ancora peggio, “non sono mai felice”) ti dici, ma subito dopo arriva il senso di colpa.
Come puoi non essere felice quando hai tutto? La casa, il lavoro, la relazione, magari anche i figli.
Se ti stai riconoscendo in queste righe, sappi che non sei sbagliato/a, non sei un ingrato/a e soprattutto non sei solo/a.
Questa sensazione è più diffusa di quanto pensi, soprattutto oggi. Viviamo in un mondo dove i social ci mostrano vite perfette, ma la verità è che quelli sono solo attimi della vita di qualcuno (e spesso sono solo il riflesso dell’immagine che gli altri vogliono dare di sè stessi, non la realtà).
E poi… nessuno ci ha mai insegnato davvero cosa significhi essere felici.
“Ho tutto ma non sono felice”: cosa significa davvero?
Quando dici “ho tutto ma non sono felice”, chiediti: di quale “tutto” sto parlando?
Molto spesso si tratta di un “tutto” costruito su convinzioni che non sono nemmeno tue. Sono i sogni dei tuoi genitori, le aspettative della società, i modelli che hai assorbito senza accorgertene.
In pratica, hai barattato la tua felicità con la conformità sociale.
Hai costruito una vita basata su “ciò che dovresti volere” invece che su “ciò che senti davvero di volere per te”.
E ora ti ritrovi in una situazione dove pensi “non sono felice della mia vita” perché quella vita, tecnicamente perfetta, non ti appartiene davvero.
Perché non sono felice: le 8 possibili cause che ti hanno portato qui
Se ti stai chiedendo “perché non sono felice”, sappi che le ragioni sono tantissime e spesso intrecciate tra loro. Vediamo le principali:
1. Hai imparato a barattare te stesso per essere amato
Da piccoli abbiamo un bisogno vitale di essere accuditi e amati. Impariamo in fretta quali sono le preferenze di mamma e papà e come farli felici.
Farli felici, infatti, ci garantisce il loro amore e il loro riconoscimento, ci allontana dal dolore della solitudine, del rimprovero e, addirittura, in alcuni casi, del rifiuto o dell’abbandono. Quindi finiamo per barattare la nostra felicità per la loro attenzione, senza nemmeno accorgercene.
E sia chiaro: i genitori fanno le cose con le migliori intenzioni e sono a loro volta condizionati (dalla loro educazione, dal giudizio degli altri, dalle loro esperienze e molto altro). Sono esseri umani, appunto. Quindi no ai processi e alle accuse, ma è importante capire che questo meccanismo esiste.
2. Le esperienze che hai vissuto ti hanno insegnato a “volare basso”
- Esperienze dolorose a scuola che ti hanno insegnato a non credere in te
- Il parere di persone importanti in adolescenza, quando il bisogno di appartenenza al gruppo era essenziale
- Una bassa autostima che non ti fa mai valorizzare i tuoi successi
- Un perfezionismo costante che non ti fa mai essere soddisfatto
- Confronti continui con gli altri, magari incentivati da parenti o insegnanti
- Mass media e social che mostrano un solo tipo di “vita felice”
- Un partner che tutto fa fuorché sostenerti e valorizzarti (alcuni esempi sono i ricatti emotivi, come “non farmi arrabbiare”, “non deludermi”, “se fai così mi fai soffrire”)
3. Ti sei disconnesso/a totalmente da te stesso/a
Anni di ricerca delle risposte all’esterno ti hanno portato a spegnere il dialogo interiore.
Devi vivere con te tutta la vita, eppure non sai quasi nulla di chi sei profondamente.
4. Ti sei convinto/a che quella vita fosse giusta per te (ma non l’hai mai scelta davvero)
Ecco alcuni esempi che forse ti suoneranno familiari:
- Hai creduto di desiderare veramente quella facoltà e hai iniziato una carriera brillante, senza renderti conto che cercavi solo l’approvazione di un genitore. Ora ti senti infelice, fuori posto e, anche se sei proprio bravo/a, hai in bocca un senso di fallimento.
- Hai faticato 14 ore al giorno per avere la casa dei tuoi sogni, dicendoti: “quando avrò raggiunto quello sarò felice”. Ma la felicità non è arrivata, anzi, ti sei persino ammalato.
- Sei cresciuta in una famiglia che ti ha istruito a diventare una “buona mamma” che si sacrifica sempre. Ora ti ritrovi in trappola, piena di rabbia, pensando “io non sono felice così” (anche se lo so che ami i tuoi bambini!)
- Fin da piccolo/a ti sei dovuta rendere un po’ invisibile, perchè in ca a c’erano già tanti guai e tu non dovevi “creare problemi”, hai continuato occupandoti di un sacco di cose, senza chiedere mai per te e ora hai dentro una rabbia e un senso di frustrazione e di stanchezza che ti sta facendo perdere il piacere di vivere.
- Magari, hai davvero la vita perfetta vista dall’esterno: lavoro da sogno, riconoscimenti, successo. Eppure ti senti solo/a e hai dentro una strisciante sindrome dell’impostore.
5. Non sei abituato/a ad ascoltarti
Se per anni hai ignorato i tuoi bisogni per dovere, compiacimento o paura, è normale non sapere da dove cominciare.
Il bisogno di essere accettati, la paura del giudizio, dell’isolamento, ci portano a cercare fuori le risposte e a “spegnere” il dialogo con noi stessi, soprattutto se, quando abbiamo provato ad esprimere le nostre emozioni, ci hanno sgridato o sbeffeggiato (anche perchè, soprattutto da piccoli, non possiamo fare a meno di “scegliere” la sopravvivenza, visto che dipendiamo da mamma e papà).
Dimentichiamo presto che la prima relazione da coltivare è con noi stessi. E non ha nulla a che fare con l’egoismo: la conoscenza di sé è il vero inizio della conoscenza degli altri e del mondo.
6. “Non sono felice” è diventata la tua zona di comfort
Attenzione: anche l’infelicità può diventare una fantastica zona di comfort!
La zona di comfort non è necessariamente bella e comoda. È semplicemente la zona dove ti senti più al sicuro, la più conosciuta, la più prevedibile.
Il resto, anche se più bello, è imprevedibile e sconosciuto. E solo per questo può fare una grande paura.
Le paure stesse possono essere una zona di comfort. contando finché non ha deciso di affrontarla. Cambiare fa paura, ma può restituirti libertà.
7. I condizionamenti familiari ti hanno insegnato a non desiderare troppo
I ruoli che ci sono stati affidati dal sistema familiare sono spesso così forti da diventare per noi un secondo vestito, al punto che non ce ne rendiamo più conto.
Per essere accettati, diventiamo come gli altri si aspettano.
Molti di noi sono stati cresciuti a suon di frasi come:
- “I veri maschi non piangono!”
- “Le brave bambine non si arrabbiano”
- “Le donne non sono portate per la matematica”
- “Da grande la cosa più importante è che ti fai una famiglia e dei figli”
- “Una donna che non fa figli è un po’ una fallita”
- “Cercati un lavoro sicuro, anche se ti devi accontentare”
E così impariamo “come dobbiamo essere” e andiamo alla ricerca di “cosa è giusto o sbagliato” fuori da noi.
Il prezzo della “trasgressione” da piccoli è altissimo. Basta un rimprovero a casa, all’asilo o a scuola e il conseguente sentirsi presi in giro e sbagliati, che ci spinge in fretta ad allinearci a ciò che gli altri si aspettano.
Impariamo molto presto a reprimere, o addirittura a sopprimere, le nostre emozioni o la nostra voce. Poi ce ne dimentichiamo e, senza accorgercene, diventiamo ciò che ci si aspetta da noi, paradossalmente credendo persino che sia quello che vogliamo.
Eppure, la nostra parte più pura, la nostra essenza, sono vive e spingono per uscire.
Pensare “non sono felice della mia vita” è solo il segno di qualcosa che urla per essere ascoltato.
8. Le convinzioni culturali ti hanno bloccato nel desiderare di più dalla vita
Quante di queste frasi hai sentito nella tua vita?
- “Accontentati di quello che hai”
- “Non lamentarti, c’è chi sta peggio”
- “La felicità è per pochi, la vita è sacrificio”
- “Tieni i piedi per terra, ad essere sognatori ci si rimette solo.
- “Se cerchi la felicità sei egoista”
- “Vola basso che altrimenti l’invidia ti farà pentire”
- “La felicità non esiste”
- “Divertiti un po’, ma poi c’è la vita vera che ti aspetta”
Oppure, molto spesso dai nostri genitori:
- “Se fai come dici tu figlio/a mio/a, mi farai soffrire e mi si spezzerà il cuore”
- “Non puoi allontanarti, sei il bastone della nostra vecchiaia”
- “Con tutto quello che ho fatto per te, è così che mi ripaghi? Sei un ingrato/a!”
Queste convinzioni ci hanno insegnato che desiderare di più è egoista, sbagliato o ingenuo. E ci allontanano da noi stessi.
La verità è che siamo fatti per stare bene
“Non sono mai felice” non è il tuo destino. La felicità non è un lusso per pochi: è un bene prezioso che tutti possiamo costruire. Ma richiede una cosa su tutte: prenderci la responsabilità di crearla, giorno dopo giorno.
Essere felici significa imparare ad ascoltarsi, conoscersi, e costruire la propria strada con impegno, anche quando ciò che ci circonda o le opinioni altrui ci remano contro.
Vuol dire accogliere gli altri per come sono, smettere di subire il loro giudizio, liberarsi dai condizionamenti, riconoscere le proprie emozioni senza esserne preda, trasformarle in conoscenza e crescita.
Vuol dire uscire dal conflitto con se stessi, smettere di cercare sicurezza fuori, imparare a guidare la propria vita come co-creatori della realtà.
Non imponiamo la nostra idea di felicità agli altri. Ma prendiamoci la responsabilità di vivere la vita come la vogliamo davvero.
Ed è lì che diventiamo portatori di buon esempio. Ed è lì che nasce la vera felicità.
E se provassi ad ascoltarti davvero?
Prendi carta e penna e rispondi a questa domanda:
Se ci fossero le condizioni PERFETTE, se tutto potesse essere come lo vuoi tu, senza ostacoli, paure o altri pensieri, cosa desidereresti veramente? Cosa ti farebbe felice?
Sii sincero, tanto nessuno leggerà queste parole. E OSA, osa intensamente.
Con tutta probabilità verranno fuori cose che neppure ti permetti di dire a te stesso/a, ma che sono nella tua anima.
Ti racconto una cosa: c’è stato un tempo nella mia vita in cui non avrei neppure immaginato di fare il lavoro che faccio oggi. Studiavo già psicologia da anni, ma quando qualcuno me lo chiese, mi si strozzò la voce in gola (tanto non mi davo neppure il permesso di sognare). Solo quando l’ho detto a me stessa ho trovato il coraggio di crederci per davvero. Ed è solo allora che tutto ha potuto cominciare a diventare vero.
Farlo da soli è difficile. Farlo con il supporto di un professionista, molto meno.
A volte abbiamo bisogno di uno spazio neutro e protetto in cui poterci ascoltare senza giudizio.
Un professionista può aiutarti a:
- Riconoscere i tuoi veri bisogni
- Sciogliere i condizionamenti che ti limitano
- Costruire una vita più autentica e soddisfacente
Che si tratti di percorsi individuali o sessioni di coaching, l’importante è avere qualcuno che ti accompagni in questo viaggio verso te stesso.
Se ti rivedi in questo post…
Forse è arrivato il momento di fermarti e chiederti: “E se la mia infelicità fosse solo il segnale che qualcosa dentro di me sta urlando per essere ascoltato?”
“Non sono felice del mio lavoro”, “non sono felice nella mia relazione”, “non sono più felice” come una volta: tutti questi sentimenti sono segnali preziosi.
La tua felicità ti sta aspettando. Devi solo trovare il coraggio di andare a cercarla.
Sei pronto/a per il prossimo passo?
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Se vuoi scoprire quali sono i percorsi di terapia e coaching che offro per aiutarti a ritrovare la tua autentica felicità, esplora come possiamo lavorare insieme.
Il cambiamento è possibile, ma raramente succede da solo.
Scrivimi e scopriamo insieme come trasformare il tuo “non sono felice” in una vita che valga la pena di essere vissuta.
Non aspettare che la felicità bussi alla tua porta.
Vai a cercarla.

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